L’ansia è un’emozione molto comune. Si tratta di una preoccupazione per un evento futuro che si percepisce come pericoloso. A volte tale preoccupazione assume dei valori molto alti tanto da portare a degli attacchi di panico con la possibile conseguenza di un Disturbo da attacchi di panico (a causa della paura che venga un nuovo attacco, si limita sempre più la propria vita per evitare situazioni “pericolose”) oppure può essere persistente e diffusa, in questo caso si parla di Disturbo d’ansia generalizzata, o ancora, può essere specifica per alcune situazioni ecco quindi l’Ansia sociale o l’Ansia da prestazione o le varie forme di Fobia.
Nella mia esperienza con gli studenti universitari la parola ansia emerge in numerosissimi casi; di solito correlata agli esami, alle relazioni sociali o alla gestione del proprio futuro.
In realtà, seppur talvolta spiacevole, anche l’ansia, come tutte le altre emozioni, ha una sua funzione.
Parliamo di un’emozione atavica e strettamente correlata all’essere umano, questo perché le nostre capacità cognitive molto sviluppate ci permettono di avere un pensiero astratto in cui possiamo pre figurarci il futuro. In un’ottica di sopravvivenza, l’essere umano sviluppa un pensiero del tipo “better safe than sorry” BSTS, letteralmente meglio al sicuro che dispiaciuto, ovvero la nostra mente fa un calcolo costi benefici e valuta che sia meglio allarmarsi anche se non c’è pericolo e magari a costo di stare un po’ male, piuttosto che non allarmarsi affatto e poi accorgersi che ci si trova di fronte ad un danno.
Certamente questo modo di pensare ha fatto sì che la nostra specie, rispetto ad altre, nel momento in cui si rendeva conto che una certa situazione era pericolosa, abbia imparatoa prevenirla immaginando tutte le situazioni che potevano portare a quella pericolosa. Questo un tempo ci ha permesso di costruire dei rifugi o di preoccuparci di fare provviste per l’inverno, oggi ci fa usare i vaccini o ci fa indossare le cinture di sicurezza in auto. Tutto questo è merito dell’ansia. Per uno studente universitario, fa si che, all’avvicinarsi di un esame, proprio a causa dell’ansia, riesca a concentrarsi di più sullo studio ed eviti di uscire con gli amici tutte le sere trascurando lo studio.
Esiste una curva per cui, entro certi livelli, non solo l’ansia è tollerabile ma è addirittura auspicabile:
Yerkes RM y Dodson JD (1908). “The relation of strength of stimulus to rapidity of habit-formation”. Journal of Comparative Neurology and Psychology. 18: 459–482. doi:10.1002/cne.920180503.
In questo schema possiamo notare come un livello intermedio di ansia porti ad una situazione ottimale di concentrazione favorendo delle prestazioni di livello di gran lunga superiore.
E’ vero che valori troppo elevati portano ad uno stato di allarme e di conseguenza ad una percezione di pericolo e ad un calo delle prestazioni, ma è altrettanto vero che valori troppo bassi sono deleteri perché portano ad un’attivazione troppo bassa e a una mancanza di concentrazione e capacità di reazione. Immaginiamo ad esempio di essere costretti a svolgere un’attività impegnativa, come una telefonata di lavoro, cinque minuti dopo esserci svegliati. Al contrario, quante volte abbiamo sentito persone dire che riescono ad impegnarsi veramente in un’attività solo se sono sotto pressione?
L’ansia, come anche la rabbia, la curiosità e la gioia, è un’emozione che favorisce enormemente lo stato d’allerta e porta in alto la nostra capacità di essere attivi e produttivi.
Ovviamente il livello ideale cambia in base alle situazioni e alle personalità.
Ad esempio un fattore molto influente è il livello di autoefficacia che la persona si riconosce; se ci reputiamo mediamente bravi in un’attività, a livelli troppo bassi di attivazione ci annoiamo, viceversa, se non ci reputiamo abbastanza esperti, livelli troppo alti ci spaventano e ci bloccano.
Anche il tipo di personalità è influente, mediamente persone estroverse preferiscono pressioni più elevate, mentre persone introverse preferiscono livelli più bassi.
Nella mia esperienza, mi è capitato di sentire spesso persone che temono l’ansia di per sé e la valutano comunque negativamente sebbene, quando passano alla descrizione, si comprenda che rientra in limiti assolutamente normali. Ad esempio, quando si affronta un esame, è assolutamente comune essere tesi nei giorni precedenti o dormire un po’ male la sera prima o provare tachicardia e avere la voce un po’ tremolante durante un’interrogazione orale. Forse non è piacevole, ma è normale. Molte persone valutano questi sintomi come il segnale che qualcosa in loro non va. Inoltre tendono a pensare di essere gli unici a provare sensazioni simili. In questi casi è molto importante condividere questa esperienza con i altri per accorgerci che, con modalità diverse, ma tutte le persone provano ansia, anche le più equilibrate e funzionali. Ricordiamo sempre che quello che distingue una reazione patologica da una “sana” non è la tipologia ma la quantità.
Non mi riferisco certo alle situazioni in cui diventa davvero problematica e non permette lo svolgimento delle normali attività di vita come frequentare le persone o sostenere un esame, in questi casi è sicuramente opportuno intervenire, ma, più spesso, ci troviamo nei limiti della norma e dobbiamo stare attenti a non crearci dei pregiudizi verso questa emozione che invece si rivela molto utile e produttiva.